lunedì 18 giugno 2012

Alcune poesie ed una libera interpretazione


Ultima parte della storia di Alda con una libera interpretazione...che è quella che preferisco


 ALCUNE POESIE

Pianto dei poeti
Ruba a qualcuno la tua forsennata stanchezza
o gemma che trapassi il suono
col tuo respiro l'ombra che sta ferma
di fronte ad un porto di paura
quel trascendere il mito
come se fosse forzatamente azzurro
o chi senza abbandono
che non sanno che il pianto dei poeti
è solo canto.
Canto rubato al vecchio del portone
rubato al remo del rematore
alla ruota dell'ultimo carro
o pianto di ginestra
dove fioriva l'amatore immoto

Superba è la notte
La cosa più superba è la notte 
quando cadono gli ultimi spaventi 
e l'anima si getta all'avventura. 
Lui tace nel tuo grembo 
come riassorbito dal sangue 
che finalmente si colora di Dio 
e tu preghi che taccia per sempre 
per non sentirlo come rigoglio fisso 
fin dentro le pareti.
A tutte le donne
        Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso            
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

Alda Merini

Amai teneramente dei dolcissimi amanti
senza che essi sapessero mai nulla.
E su questi intessei tele di ragno
e fui preda della mia stessa materia.
In me l’anima c’era della meretrice
della santa della sanguinaria e dell’ipocrita.
Molti diedero al mio modo di vivere un nome
e fui soltanto una isterica.

Ieri ho sofferto il dolore

Ieri ho sofferto il dolore,
non sapevo che avesse una faccia sanguigna,     
le labbra di metallo dure,
una mancanza netta d'orizzonti.
Il dolore è senza domani,
è un muso di cavallo che blocca
i garretti possenti,
ma ieri sono caduta in basso,
le mie labbra si sono chiuse
e lo spavento è entrato nel mio petto
con un sibilo fondo
e le fontane hanno cessato di fiorire,
la loro tenera acqua
era soltanto un mare di dolore
in cui naufragavo dormendo,
ma anche allora avevo paura
degli angeli eterni.
Ma se sono così dolci e costanti,
perchè l'immobilità mi fa terrore?
 









  
LIBERA INTERPRETAZIONE
Sin dai primi componimenti si intuiscono quelli che saranno motivi ricorrenti nella poetica della Merini: l'intreccio di temi erotici e mistici, di luci e di ombre, il tutto amalgamato da una concentrazione stilistica notevole, che nell'arco degli anni lascerà spazio a una poesia più immediata, intuitiva,evocata.  L’esperienza del manicomio fa da spartiacque nell’ambito della sua prolifica produzione e delle sue scelte poetiche:si tratta di  liriche di un'intensità potente, dove la realtà lascia il posto all'idea stessa del reale, sublimata e deformata dal delirio della follia. Ed è proprio l’aver abitato in questo “dove” profondo che ha caricato via via la poesia di Merini di quell’attualità mostruosa che lo spettro della malattia mentale rappresenta. Si sa che il confine tra genialità e follia è sottile, che tanti intellettuali ed artisti vissuti tra la fine dell’Ottocento e lungo tutto il Novecento sono passati attraverso l’inferno della solitudine e della diversità, ma mai come in questa poetessa il lirismo si è trasfigurato in urlo e i suoi versi in un racconto dissacrante di cui femminilità, maternità, spiritualità e pazzia rappresentano i nuclei fondanti.  La produzione letteraria di Merini diventa molto lentamente, nel panorama letterario degli ultimi decenni del secolo, la più alta dimostrazione di una poesia che nasce dall'emozione, improvvisa e violenta, mai ritoccata nè riletta. Una scrittura nata di getto, sull'onda del pensiero che si fa man mano sempre più astratto, simbolico. Una ricognizione, per epifanie, deliri, nenie, canzoni, disvelamenti e apparizioni, di uno spazio - non un luogo - in cui, venendo meno ogni consuetudine e accortezza quotidiana, irrompe il naturale inferno dell'essere umano. C’è ancora un motivo che rende Merini così speciale: l’essere riuscita a fare della follia una materia di canto e, sola tra tanti, emancipare se stessa da quella condizione di “anonimato” a cui la malattia mentale destina chi ne è colpito e la sua famiglia.
Dedico questo lavoro a mia zia Rosa che è morta anonima.
“Anche la follia merita i suoi applausi” (A. Merini)

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